domenica, luglio 23, 2006

Perderla...

Nel treno dei dannati nessuno dorme ancora.
Qualcuno guarda il cielo in cerca di una stella,
in cerca della chiave per liberar la cella.
In cerca di quel soffio che ha sentito dentro,
di quel alito di vento che gli ha toccato il cuore.

giovedì, luglio 20, 2006

Come tutti

Solo.
Non riesco non riesco più a tirar fuori le cose, sono confuso, bagnato e infreddolito, non mi voglio mettere il cappotto solo per paura di dipendere da esso o soltanto perché non mi importa più niente del freddo.
Eppure lo sento, il freddo mi penetra dentro e lo lascio infiltrare, lascio che si insinui tra le mie ossa, lascio che mi intorpidisca le membra, e mi fermi il cuore.
Troppe sofferenze accentuate da sensibilità gratuita, troppi dubbi troppe paure, sono stanco adesso.
Passeggio tra strade che non conosco, spero di incontrare qualcuno che non mi chieda niente, che non mi dica niente, ma semplicemente mi abbracci e mi ami.
Non cerco nulla ma voglio tutto, e niente ti cade addosso, niente.
Gesticolo a caso se voglio qualcosa, non lo prendo, lo sfioro lo spingo e lo trattengo, lo voglio ma non lo cerco, non lo prendo, ma ho paura che sfugga.
Continuo il mio viaggio dovrei stare bene con me stesso, mi guardo da fuori e mi adoro, sbircio un attimo dentro di me e mi odio, mento a me stesso forse.
Sono pigro, nessuno stimolo mi scuote più di quanto possa sopportare.
Ti ho incontrata, ti ho voluta, a tutti i costi quasi per gioco.
Ti ho desiderata ardentemente, ti ho sognata, amata come una dea, mi facevi tenerezza come una bimba sperduta, e mi intrigavi come una donna sensuale, una donna che ha assaggiato la vita più a lungo di me e forse più intensamente.
Ti ho avuta.
Probabilmente ho tracciato un solco nella tua vita, un segno indelebile che non riuscirai mai a cancellare, anche tu nella mia, ma è stato un attimo.
Poi la realtà, dubbi, paure, incertezze, tu mi chiedi certezze lo so e io non posso darle neanche a me stesso, forse le cerco altrove in un'altra donna, questo mi piega, mi uccide, mi brucia in gola, nello stomaco che si stringe.
Io che veleggio nel tempo come se non avessi bisogno di niente come se per me, anima libera, niente fosse indispensabile, non è così.
Sono egoista, a volte cattivo, e vulnerabile come un eccello che non può volare, cerco soltanto qualcuno che mi tenga stretto, stretto fra le proprie braccia, qualcuno in cui poter credere, qualcuno che non se ne andrà domani, qualcuno che mi adori.
Solo un rifugio dal freddo, un rifugio da me stesso, dal mio egoismo e dalla mia piccolezza.
Passeggio adesso per strade che credevo di conoscere, e che invece mi guidano a destinazioni che mi spaventano, faccio voli pindarici come in questo scritto, senza sapere dove tutto inizia e dove tutto finisce, senza sapere cosa mi ha portato qui,e soprattutto dove voglio andare.
Dovrei scappare lontano, fuggire, ricominciare ancora una volta da capo, sembra che tutte le volte ritrovi la solita strada, quella che mi fa perdere e mi spaventa, allora penso che non è nella strada ne la mano che tengo stretta che mi spaventa, sono i miei occhi che mi fanno paura.
Voglio tutto, e non ho bisogno di nulla.
Non è vero e forse lo sto capendo, voglio solo certezze, sono stanco di volare, senza sapere se mai atterrerò e dove.
Mi piace, mi piace volare e credere che tutto è nuovo e tutto si farà, che oggi sono con te,e che un domani ci sarò, un domani si, ma quando?
Cerco poche certezze per fare a meno di tante altre, ma adesso che non ne ho nessuna ho paura di volare, ho paura di non riuscire più a fermarmi, di non riuscire a tornare a terra, ho bisogno di fermarmi, di sentirmi sicuro al caldo nel mio capotto.

Sereno prima di spiccare ancora il volo, devo trovare un nido

Caffè

Sorseggiava il suo amaro caffé, gli occhi lo cercavano, era in ritardo come sempre.
Lui correva, come al solito cercava di fare troppe cose assieme, o a volte troppo poche.

Era in ritardo come sempre.
La conosceva da tempo, erano passati anni dalla prima volta che l’aveva vista, e non era mai riuscito a capirla, a inquadrarla, lei lo aveva sempre affascinato, e al tempo stesso respinto, a lui piaceva avere le cose sotto controllo, e non essere controllato.
La rivide dopo molti anni, era la stessa, una donna con molte sfumature, una donna che non si apriva, una donna diversa.
Era sempre in un limbo con lei, ne attratto ne respinto, la voleva ma non voleva prenderla, la desiderava ma non la chiamava, pensava a lei, ma non si struggeva, aveva trovato uno strano equilibrio senza senso nel suo cuore.
Arrivò al banco, alle spalle di lei, inspirò profondamente prima di chiamarla, in modo da riempirsi del suo odore, un odore dolce e pungente.
Lei cercò la sua mano, e la strinse.
Prese anche lui da bere, senza dire nulla, guardando soltanto.
Lui guardava, i suoi occhi cercavano sempre di entrare nella gente, erano invadenti e aggressivi.
Lei non guardava, anzi sfuggiva lo sguardo invadente di lui, ma stringeva la sua mano.
Uscirono fuori, a braccetto attraversarono la città, senza dire nulla ma parlando molto, la città era stupenda abituata ad ospiti inconsueti, guardava la coppia e anche lei si chiedeva chi fossero.
Le loro teste piene di cose, di sogni, di mostri, paure, debolezze, un vortice che si poteva vedere solo standogli dentro…da fuori quattro occhi caldi, occhi che vivono e hanno vissuto, che vedono e hanno guardato….
Attraversarono la città fino ad arrivare alla bottiglia, si guardarono sorrisero, e entrarono……
Il viaggio anche stavolta fu intenso, dentro la bottiglia viaggiarono attraverso il tempo, lo spazio la fantasia, sbattevano contro il vetro ma si tenevano stretti per non perdere la strada, era bello viaggiare assieme.

Vorrei vederti danzare

Vorrei vederti danzare.......

ridere,scherzare,
vedere il sorriso che sboccia sulle tue labbra.....
la tua chioma che segue il ritmo del tuo corpo...
io lontano senza bisogno di sfiorarti, guardarti sorridere ancora, felice.

Dove

Dove sono quelle mani che mi accarezzavano,
gli occhi di gatto che brillavano nel buio,la voce amica, dolce e lontana.

Dove sono i miei sorrisi,i miei sogni,
le mie convinzioni,la forza di affrontare assieme l'alba.

Dove quelle risate,la mano vicina che ti sostiene,
le labbra che festeggiano l'unione.

Dove è la felicità,
la libertà,
il coraggio.
Dentro di me?

Venerdi

Vedo la mia faccia ovunque. Ma non sulla mia pellicola. Ho smarrito il mio film, lo avevo una volta, ma adesso mostra tutto nero.
Le mie due note sono suonate ovunque ma non nella mia canzone.
Sono lo sfondo di altri film, il sottofondo di altre musiche.
Un tempo non era così, un tempo era diverso, ero diverso.
Un tempo avevo il mio film, era intenso e lo vivevo fortemente, e la mia musica risuonava per le strade, alta. Potevo restare fermo immobile mentre il vento passava dolcemente su di me, potevo guardare il mare per ore, potevo partire, andare, fare, vedere! Potevo, e ancora posso?
Adesso non scorre più su di me, adesso sbaglio ad oppormi al vento non lo agevolo più, mi prendo le sferzate che mi solcano il volto, e purtroppo neanche fanno male, non soffro più, soffro in maniera peggiore, non lo dico più, non lo vedo neanche, ma sta dentro.
Vedo il mio film passato e mi rendo conto che non ci saranno più quelle cose, vedo i fotogrammi che devono essere e sono neri, e neri credo rimarranno.
La mia canzone ormai non l’ascolto nemmeno io.
Mi sveglio, sono come un uovo, rotolo dalle parti, neanche in maniera costante, mi piego, cerco un appoggio e non lo trovo, allora rotolo e rotolo, cadrò mai? Forse cadrò e finalmente riuscirò a distinguere la chiara dall’albume, forse, ma non potrò rotolare a quel punto….
Ero alto, un bel cipresso, vedevo uccelli svolazzare, sentivo scoiattoli arrampicarsi, macchine in lontananza, ero felice e sentivo il vento che mi scuoteva, e mi dava piacere.
Sono piccolo, un cespugliaccio, vedo solo qualche formica ogni tanto, sento ragni arrampicarsi, il fumo delle macchine mi arriva dentro, sono “felice”, ma il vento mi scuote, e mi fa star male.
Non ho più radici, ne ancore che legano la mia nave, non ho artigli con cui aggrapparmi, ne ventose da appiccicare, le cinture che mi tenevano fermo sono rotte, non ho appigli e se li avessi le mie braccia non li potrebbero reggere, e anche se fosse ho perso le dita….
Si le dita non le sento, non prendo, mi sfugge di mano ogni cosa.
Un tempo si che avevo le cose sotto controllo, mai stato vero ma sapevo di non volerle sotto mio totale controllo.
Vivevo bevendo fino al fondo del bicchiere, adesso lo guardo riempirsi.
La mia piccola parte in molte altre storie, non credo venga retribuita, è troppo sopravalutata, troppi danni invece reca.
Non ho un film ma vivo un po’ gli atri, un saccheggiatore di storie, senza traccia comune, per tutti i generi sono adatto come comparsa, per nessuno come protagonista…….

primo

Ho deciso di addentrarmi anche io in questo paragrafo del web che ormai ha preso talmente piede che non può farmi rimanere indifferente.
Come inizio mi pare già tremendo e per adesso...
Saluti.